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Consumi e società

L’importanza dei vaccini

Redazione

Abbiamo intervistato Il dott. Graziano Alessandro, medico della terapia intensiva COVID del presidio Columbus a Roma

Graziano, potrebbe spiegare l’importanza del vaccino anti covid-19?

Innanzitutto vorrei unirmi alla schiera di colleghi che stanno collaborando all’elaborazione e alla diffusione del vaccino, che fino a un decennio fa era considerato un privilegio per pochi. Oggi invece siamo i beneficiari di un’arma che ci consente di debellare la piaga della pandemia. Non dimentichiamo che nel corso della storia l’uomo ha dovuto fronteggiare sempre questo genere di minacce, oggi per fortuna abbiamo delle grandi alleate: la scienza e la ricerca. È un percorso che stiamo facendo insieme.

Che cosa succede ai nostri anticorpi dopo le prime due dosi?

È una tecnologia nuova che si sta sperimentando in virtù della pandemia, perché ovviamente l’interesse economico e mediatico è stato di impatto mondiale, tutto ciò ha fatto sì che le case farmaceutiche e la scienza stessa fossero incentivate nella ricerca di nuove tecnologie che fino a qualche anno fa erano impensabili. Sostanzialmente si tratta di simulare, come ogni vaccino fa, una piccola aggressione da parte del patogeno nel nostro corpo: è una piccola molecola che si inserisce all’interno dei nostri circuiti fisiologici andando a stimolare ciò che naturalmente farebbe il virus una volta entrato in contatto con le nostre cellule. Questa piccola particella si inserisce in tutti quei percorsi cellulari andando a stimolare artificialmente la produzione di anticorpi. Conosciamo altri tipi di vaccini che facciamo obbligatoriamente sin dalla nascita, che sono delle piccole particelle di virus che stimolano la produzione di anticorpi, questo nuovo vaccino invece fa sì che non ci sia un frammento del virus, ma una piccola molecola che sta alla base della produzione degli anticorpi della nostra cellula che è appunto l’ M R N A, ovvero un segnale che le cellule utilizzano per produrre proteine, cioè anticorpi che iniziano ad essere prodotti sin dalla prima dose per essere poi rinforzate  numericamente con la seconda.

Quanto è importante secondo lei effettuare la terza dose di vaccino?

Ovviamente stiamo studiando attentamente la stimolazione della produzione degli anticorpi attraverso il vaccino e abbiamo notato che, questi tipi di anticorpi che circolano nel sangue per un certo periodo, gradualmente vengono anche eliminate nel corso del tempo.  La necessità della terza dose si è resa evidente poiché sotto una certa soglia gli anticorpi non sono più sufficienti a proteggerci dal virus. Abbiamo come esempio Israele che rispetto all’Europa è avanti di circa 4/ 5 mesi con l’erogazione dalla quarta dose.

Parlando dei bambini dai 5 agli 11 anni, pensa sia opportuno vaccinare questa fascia d’età?

Gli studi In ambito pediatrico devono effettuarsi ovviamente su un ‘campione pediatrico’, ovvero vaccinare i bambini e vedere se statisticamente la vaccinazione impatta, sulla sopravvivenza e sul rischio di contagiarsi. Ricordiamo che quella del Covid è una patologia che colpisce l’essere umano non solo come un danno diretto alle cellule, come può esserlo ad esempio una tossina, ma va ad innescare una risposta infiammatoria dell’organismo che lo riconosce come estraneo e questa risposta a volte è abnorme, produce essa stessa la patologia. Esistono due capisaldi in campo pediatrico: da un lato la sicurezza del vaccino per i bambini, anche se in modo tardivo, con studi approfonditi svolti negli ultimi mesi da diverse nazioni, dall’ altro c’è la reale necessità di bloccare la catena di contagiosità del virus che necessariamente ha come serbatoio la popolazione pediatrica.

Ad oggi, i numeri delle persone vaccinate in Italia, sono incoraggianti?

Sicuramente siamo uno dei paesi pilota nella campagna vaccinale, la prima ondata di pandemia è servita a smuovere il meccanismo medico e sociale.  Il governo ha concretamente sottolineato e fatto valere l’importanza della campagna vaccinale, basata su fondamenti scientifici, e un esempio concreto è il super green pass.

Vorrebbe fare un appello a quelle persone che ancora oggi sono un po’ titubanti ad effettuare la vaccinazione?

Dal punto di vista umano capisco la paura, che del resto è insita nell’uomo. Alcun Nostri pazienti non sono vaccinati, altri invece sono asintomatici o vaccinati, ma devono essere ugualmente intubati perché magari un polmone collassa o non riescono a respirare autonomamente. Vaccinarsi è un atto di coraggio sia personale, per dire io “mi fido della scienza”, sia civile, per dire “io faccio parte dello Stato quindi posso difendere il mio prossimo vaccinandomi”. Il vaccino non è solo un atto personale ma anche comunitario perché vaccinandoci blocchiamo il processo di sviluppo della malattia, poiché più il virus circola più cambia il suo genoma per sopravvivere all’interno del nostro corpo, eludendo le nostre difese immunitarie.

 

 

 

 

 

Gen 2022

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